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Ombre e sussurri tra i filari: le antiche leggende d’Abruzzo

  • Immagine del redattore: Anastasia Centofanti
    Anastasia Centofanti
  • 31 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 6 giorni fa

Lo sai che i nostri vigneti erano abitati da creature magiche? Sarà vero?… è quello che i nostri avi pensavano! 🌙✨


Nonna Nicoletta e nonno Piacentino ai nipoti raccontavano storie di strane presenze che si aggiravano tra i filari, di ombre fugaci che danzavano nel buio e di rumori misteriosi che sembravano venire dal nulla. “Attenti ai Mazzamurill!” dicevano ridendo, ma nei loro occhi c’era sempre un lampo di serietà. E la sera, quando il vento faceva frusciare le foglie delle viti, ci veniva il dubbio: e se fosse tutto vero?


Ma attenzione! Non era solo una nostra impressione: in tutto l’Abruzzo, per secoli, si è creduto che certe creature popolassero campagne, boschi e borghi sperduti. Qualcuno giurava di averle viste, altri raccontavano di averne subito i dispetti. E se ti dicessimo che anche oggi, tra le vigne, ogni tanto sembra di sentire qualcosa?


Curioso? Scopriamo insieme chi (o cosa) si aggirava tra le nostre terre!


I Mazzamurill: i folletti dispettosi


Piccoli, invisibili e terribilmente burloni: i Mazzamurill erano i folletti più temuti (e odiati) dai nostri avi. Li accusavano di ogni sorta di dispetto: nascondere oggetti, intrecciare criniere di cavalli, spostare utensili da lavoro e addirittura saltare sui letti di chi provava a dormire. Se una botte di vino spariva misteriosamente o un filare appariva inspiegabilmente aggrovigliato, c’era una sola spiegazione: i Mazzamurill si stavano divertendo!


L’unico rimedio per placarli? Lasciare loro un po’ di cibo e, naturalmente, un bicchiere di vino. Pare che fossero buongustai…



La Pantaffeca: l’incubo che paralizzava le notti

Ti è mai capitato di svegliarti nel cuore della notte con la sensazione di essere bloccato, incapace di muoverti? Ecco, i nostri nonni sapevano esattamente di chi era la colpa: la Pantaffeca.


Si diceva che questa presenza oscura si sedesse sul petto dei dormienti, impedendo loro di respirare. E non sceglieva le sue vittime a caso: si accaniva soprattutto su chi andava a dormire con la pancia troppo piena… magari dopo una cena abbondante e qualche bicchiere di troppo!


Eppure, tra le vigne, Nonno Cataldo raccontava di averla vista aggirarsi al tramonto, avvolta nel suo velo scuro, fluttuare tra i filari in cerca di nuove vittime.


I Lupi Mannari: quando la luna piena (o il vino) ingannava gli occhi

In Abruzzo, e non solo, si raccontava che alcuni uomini, colpiti da una maledizione, si trasformassero in Lupi Mannari nelle notti di luna piena. Nessuno voleva trovarsi nei campi o nei boschi in quelle notti, quando gli ululati riecheggiavano tra le colline e le ombre si muovevano sinistre lungo i sentieri.


E c’era chi giurava di averli visti davvero. Come nonno Piacentino, che una notte, rientrando a casa, era sicuro di aver scorto un’ombra enorme nel vigneto. Il cuore gli era balzato in gola: "un lupo mannaro!". Corse a chiudersi dentro, con il fiatone e il sudore freddo sulla fronte.

La mattina dopo, la verità venne a galla. Il “mostro” altro non era che un compaesano che aveva alzato un po’ troppo il gomito ed era finito tra i filari barcollando sotto la luna.


Tra mito e realtà, una terra magica

Oggi queste storie ci fanno sorridere, ma in fondo il loro fascino resta immutato. Gli abruzzesi hanno sempre avuto un legame profondo con la propria terra, un misto di rispetto e meraviglia. Noi di Palazzo Centofanti, che tra le vigne ci siamo cresciuti, amiamo pensare che ogni bottiglia del nostro vino custodisca un po’ di questa magia antica.

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