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Il nostro Vino Cotto ha un volto: nonno Nicola

  • Immagine del redattore: Anastasia Centofanti
    Anastasia Centofanti
  • 18 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 5 lug

Nel cuore della nostra azienda, tra filari di vite e botti di legno, ci sono radici che non stanno solo nella terra, ma nella storia della nostra famiglia.

Abbiamo spesso raccontato degli antenati di Piacentino: i Centofanti, custodi da generazioni dei terreni che oggi continuiamo a coltivare.

Ma nei nostri vini scorre anche un’altra storia di famiglia.

Oggi vogliamo raccontarvi quella che viene dal ramo dei Pierdomenico: di nonno Nicola, figura forte e brillante, con l’energia di chi sa guidare con fermezza… ma anche far morire dal ridere tutta la famiglia.


Nonno Nicola oggi
Nonno Nicola oggi

Il custode di una ricetta (anzi, due)

Nonno Nicola è il depositario di due piccoli tesori della nostra tradizione familiare: il mosto cotto e il vino cotto.

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Il primo, il mosto cotto, è semplicemente mosto d’uva fatto bollire a lungo fino a diventare una riduzione densa, cremosa e naturalmente dolce, usata in cucina e nella pasticceria contadina.

Il secondo, il vino cotto, nasce proprio da lì: al mosto cotto si aggiunge mosto fiore fresco, per far partire una fermentazione naturale che lo trasforma in un vino da meditazione, unico e ricco di storia.


A renderli speciali, in entrambi i casi, è stato proprio lui: il tocco di nonno Nicola, che seguiva ogni passaggio con occhio allenato e cucchiaio di legno alla mano.



Settembre ‘97: una nascita, una botte, una svolta

Era metà settembre del 1997, nel pieno della vendemmia.

Anastasia era appena nata, la sua prima nipotina femmina, figlia di Piacentino, fondatore dell’azienda e genero orgoglioso di Nicola.

Secondo la tradizione dell'antica Roma, il vino cotto si preparava per i figli maschi: lo si era già fatto per Massimo, figlio di Nicola.


Nicola e il figlio Massimo
Nicola e il figlio Massimo

Quella volta, senza grandi discorsi, nonno Nicola posò lo sguardo sulla neonata e disse a Piacentino:

“Ma mo nin li vulemm fa nuccun de vin cott pe sta bardasce?”

(Che ne dici di fare un po' di vino cotto pure per questa bimba?)


Un piccolo gesto che oggi ci fa sorridere, perché da buon uomo all’antica, senza proclami, fece un bellissimo atto d’amore e… di "parità di genere"!


Così nacque la botte madre del ’97, dedicata alla piccola Anastasia, e ancora oggi uno dei nostri orgogli più grandi.

Da allora abbiamo continuato a produrre seguendo la sua ricetta, quella che non è scritta da nessuna parte, ma vive nelle mani, nella memoria e nell’assaggio del nonno.





L’assaggiatore ufficiale (anche a distanza)

Nei primi anni seguiva tutto da vicino: dalla bollitura lenta al travaso in botte.

Oggi, con l’arrivo del freddo autunnale e qualche anno in più sulle spalle, ce ne occupiamo noi.

Ma il suo palato rimane il giudice finale.

Ogni anno è lui che decide:

È pronto” oppure “Manca ancora qualcosa”.

Una tradizione viva, che si rinnova sotto il suo sguardo esperto.


Il nonno del paese

Un giovane Nonno Nicola
Un giovane Nonno Nicola

Chi è cresciuto a Fara Filiorum Petri (CH) lo conosce bene: è stato per decenni l’autista del “Bussetto”, il piccolo scuolabus che accompagnava i bambini tra casa e scuola.

Generazioni intere l’hanno avuto come guida, nel vero senso della parola, e ancora oggi in paese ne parlano con affetto e rispetto.


Un’eredità viva

Ancor'oggi nonno Nicola osserva, consiglia, assaggia.

E ogni tanto ci ricorda che il vino non è solo un prodotto, ma un gesto d’amore che si ripete nel tempo.


Se oggi il nostro vino cotto e il nostro mosto cotto parlano di casa, è perché dentro ci sono le sue mani, la sua voce e quella botte del ’97 che continua a insegnarci come si fa il vino… e come si fa famiglia.


Grazie nonno Nicola.💜


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